sabato 30 maggio 2009

PARCHETTO SICUREZZA


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venerdì 29 maggio 2009

NON AVER PAURA, APRITI AGLI ALTRI, APRI AI DIRITTI


Manifesto per una campagna nazionale
contro il razzismo, l’indifferenza e la paura dell’Altro

Più di quattro milioni di persone di origine straniera vivono oggi in Italia. Si tratta in gran parte di lavoratrici e lavoratori che contribuiscono al benessere di questo Paese e che lentamente e faticosamente, sono entrati a far parte della nostra comunità.
Persone spesso vittime di pregiudizi e usate come capri espiatori specialmente quando aumentano l’insicurezza economica e il disagio sociale.
Chi alimenta il razzismo e la xenofobia attraverso la diffusione di informazioni fuorvianti e campagne di criminalizzazione fa prima di tutto un danno al Paese. L’aumento degli episodi di intolleranza e violenza razzista a cui assistiamo sono sintomi preoccupanti di un corto circuito che rischia di degenerare e che ci allontana dai riferimenti cardine della nostra civiltà.
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella Costituzione italiana e nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, senza distinzione alcuna di nazionalità, colore della pelle, sesso, lingua, religione, opinione politica, origine, condizioni economiche e sociali, nascita o altro.
Sono questi i principi fondamentali che accomunano ogni essere umano e costituiscono la base di ogni moderna democrazia.
Una società che si chiude sempre di più in se stessa, che cede alla paura degli stranieri e delle differenze, è una società meno libera, meno democratica e senza futuro.
Non si possono difendere i nostri diritti senza affermare i diritti di ogni individuo, a cominciare da chi è debole e spesso straniero. Il benessere e la dignità di ognuno di noi sono strettamente legati a quelli di chi ci vive accanto, chiunque esso sia.
La campagna è promossa da: Acli, Alto Commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati, Amnesty International, Antigone, Arci, Asgi, Cantieri Sociali, Caritas italiana, Centro Astalli, Cgil, Cir, Cisl, Cnca, Comunità di Sant’Egidio, Csvnet, Emmaus italia, Federazione Chiese evangeliche in Italia, Federazione Rom e Sinti, FioPsd, Gruppo Abele, Libera, Rete G2 - Seconde generazioni, Save the Children, Sei – Ugl, Tavola della pace, Terra del Fuoco, Uil.

giovedì 28 maggio 2009

PACCHETTO SICURAZZA


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mercoledì 27 maggio 2009

I HAVE A DREAM



Con sottotitoli in italiano

martedì 26 maggio 2009

L'IMPORTANZA DELLA COSTITUZIONE

La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé.
La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità.
Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica.
È un po’ una malattia dei giovani l’indifferentismo. «La politica è una brutta cosa. Che me n’importa della politica?».
La libertà c’è, si vive in regime di libertà. C’è altre cose da fare che interessarsi alla politica! Eh, lo so anche io, ci sono… Il mondo è così bello vero? Ci sono tante belle cose da vedere, da godere, oltre che occuparsi della politica! E la politica non è una piacevole cosa.
Però la libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni e che io auguro a voi giovani di non sentire mai. E vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, vigilare dando il proprio contributo alla vita politica…
Quindi voi giovani alla Costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come vostra; metterci dentro il vostro senso civico, la coscienza civica; rendersi conto (questa è una delle gioie della vita), rendersi conto che nessuno di noi nel mondo non è solo, non è solo che siamo in più, che siamo parte, parte di un tutto, un tutto nei limiti dell’Italia e del mondo.

Piero Calamandrei, "Discorso agli studenti milanesi tenuto nel 1955"

L'ANTIRAZZISMO NON SI FERMA


lunedì 25 maggio 2009

UOMO DI COLORE

Io, uomo nero, quando sono nato ero Nero
Tu, uomo bianco, quando sei nato, eri Rosa
Io, ora che sono cresciuto, sono sempre Nero
Tu , ora che sei cresciuto sei Bianco
Io, quando prendo il sole sono Nero
Tu, quando prendi il sole sei Rosso
Io, quando ho freddo sono Nero
Tu, quando hai freddo sei Blù
Io, quando sarò morto sarò Nero
Tu quando sarai morto sarai Grigio

E tu mi chiami uomo di colore

EMIGRANTI E INTEGRANTI


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domenica 24 maggio 2009

A PROPOSITO DI RELAZIONI....

"Non amano l'acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestitoper molte settimane.Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle cittàdove vivono, vicini gli uni agli altri.Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzoappartamenti fatiscenti.Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina.Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci.Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichidialetti.Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l'elemosina ma sovente davantialle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocanopietà, con toni lamentosi e petulanti.Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro.Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti.Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici maperché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati instrade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma,soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostropaese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o,addirittura, attività criminali".

Il testo è tratto da una relazione dell'Ispettorato per l'Immigrazione delCongresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912

sabato 23 maggio 2009

venerdì 22 maggio 2009

LETTERA APERTA AL CONSIGLIERE GHIRINGHELLI

Egregio Consigliere Sergio Ghiringhelli,

sono uno tra quelli che, durante il consiglio comunale del 21 maggio, indossavano l’ormai famosa magliett(in)a che tanto scalpore e fastidio ha destato.
Non ci ho dormito tutta la notte perché ancora non comprendo quale sia il disagio che Le possano aver provocato le frasi impresse sulla mia gialla maglietta.
Ma vediamo se riesco in qualche modo ad alleviare il Suo disagio, anche per evitare di ferire, in un prossimo futuro, i Suoi sentimenti. Le spiego dunque perchè il sottoscritto ha indossato (e indosserà ancora) la maglietta che poco Le è piaciuta.
Partiamo dalla frase IO NON SONO PADANO.
In effetti io non sono sicuro di essere padano, dato che i miei genitori sono siciliani emigrati più di trenta anni fa in Lombardia.
Ora, non so quali siano le norme che regolino la cittadinanza della repubblica (o del regno, se Bossi verrà acclamato re Umberto I, soprannominato Quello Che Ce L’Ha Duro) di Padania, ma, se per le norme sulla cittadinanza padana vale lo ius soli, io sono cittadino padano, in quanto nato a Varese (che, se non erro, dovrebbe far parte dello stato di (fanta)Padania); se invece la legge padana prevede lo ius sanguinis, essendo figlio di immigrati siciliani, non dovrei essere considerato padano.
Comunque attendo da Lei copia del Testo Unico delle disposizioni concernenti la cittadinanza padana in modo da poter, eventualmente, correggere la mia maglietta con la scritta “io sono padano”, qualora risultassi essere cittadino della repubblica (o regno) di Padania. Per ora, rimango CITTADINO ITALIANO e basta.
Passiamo ora alla frase IO NON FACCIO LA RONDA.
Senza considerare che ancora (per fortuna) a Varese non ci sono le ronde e quindi non saprei, anche volendo, a quale iscrivermi, la ronda non riuscirei proprio a farla perchè non ho tempo.
Mi dispiace che Le dispiaccia di non avermi fra i suoi futuri rondisti, salvo che Lei ritenga di dover procedere al reclutamento coatto alle ronde (ma è cosa che si faceva in altri tempi, troppo bui e che Lei certamente non vorrà imitare).
Comunque nel caso dovessi trovare un po’ di tempo provvederò ad informarLa e a correggere la scritta con “io faccio la ronda” . A proposito, io preferirei militare, se possibile, nelle ronde che segnaleranno a chi di competenza le discriminazioni razziali e gli insulti a sfondo razziale che ogni giorno viviamo e sentiamo.
Mi rimane l’ultima frase: IO NON SONO RAZZISTA.
Non riesco a comprendere la ragione per cui si possa essere turbati da tale affermazione.
Mi sembra che la Nostra (mia, Sua e di tutti) Costituzione, all’art. 3, reciti: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
Mi pare che anche la Costituzione sia d’accordo con me e la mia magliett(in)a e spero vivamente che anche la costituzione padana (attendo copia anche di questa) sia su questa linea.
Quindi mi spiace: potrò forse correggere le altre frasi della mia maglietta, ma MAI correggerò la scritta “IO NON SONO RAZZISTA”.
IO NON SONO RAZZISTA perché rispetto e amo la Costituzione italiana e mi spiace che questo possa aver turbato Lei nell’esercizio delle Sue funzioni di Consigliere del Comune (italiano) di Varese.

Cordialissimi saluti

Filippo Cardaci

CONSIGLIO COMUNALE DISTURBATO DALL'ANTIRAZZISMO

Giovedì 21 maggio ore 21.00, consiglio comunale varesino. Una serata come tante altre in comune, finché il consigliere Ghiringhelli non comunica all’assemblea la sua impossibilità ad attuare il suo compito, in quanto afferma: “non sono sereno di svolgere la mia funzione di consigliere”. Ma come può essere? Qual è la causa di tale malessere? Una quindicina di persone tra il pubblico, vestite con magliette recitanti lo slogan: “IO NON SONO RAZZISTA, IO NON FACCIO LA RONDA, IO NON SONO PADANO”. Quando, a fronte della richiesta del consigliere Ghiringhelli di allontanare tali persone, il suo collega Zappoli fa notare che la mancanza di motivazione di tale provvedimento, i toni si alzano: “Le magliette se le devono mettere in quel posto” “Sono nuove forme di pubblicità non pagata”: di tale spessore politico le affermazioni, ma diciamo pure urla, del sempre più civile Ghiringhelli, che arriva a porre analogie tra il pubblico e le veline (vedi foto: magari son loro). Dopo qualche minuto di pausa in cui il consiglio voto l’ordine del giorno, l’impossibilità morale del consigliere Ghiringhelli a svolgere la sua funzione porta ad un altro confronto sulla legittimità della presenza di un pubblico così destabilizzante. Ciò porta ad una sospensione del consiglio nella quale i capigruppo hanno stabilito che la presenza di tali magliette e più che legittima in sede di un consiglio comunale. Al termine della sospensione il presidente del consiglio comunale, Morello, invita il gruppo a lasciare l’aula, affermando però che nessun motivo potrebbe obbligarli a farlo.
Ma dopo l’esposizione dei fatti, un paio di dubbi mi assalgono: cosa avrà potuto turbare a tal punto il consigliere Ghiringhelli? Non credo possa essere la frase “io non sono padano” perché, se non sbaglio, la Padania non è una regione: non la trovo nell’elenco dell’articolo 131 della nostra costituzione! Nell’affermazione “io non faccio al ronda” penso non ci siano motivi di disturbo: personalmente ho problemi ad una gamba, Filippo mi dice che non ha tempo, altri forse non hanno semplicemente voglia; ma aiutati (oppure scusati) dal fatto che le ronde non sonancora nate e che quindi anche i più intenzionati non possono farle, penso che non si possa contestare la verità dell’enunciato della maglietta. Da ciò si deduce che il consigliere era turbato dalla frase “io non sono razzista” e onestamente ci spiace, anche perché vorrebbe dire che Ghiringhelli non sarebbe sereno di svolgere la sua funzione se gli capitasse per caso tra le mani l’articolo 3 della costituzione, il quale prevede l’abolizione delle distinzioni di razza. E proprio quest’articolo mi pone il secondo e ultimo dubbio, la cui risposta spero qualcuno saprà darmi: ma la libertà d’opinione politica sono solo parole che leggo su di un libro, o sé uno dei principi fondamentali della nostra nazione???


http://www3.varesenews.it/varese/articolo.php?id=141940

mercoledì 20 maggio 2009

IF WE ALL HAD ONE DREAM....

martedì 19 maggio 2009

SE VOI FOSTE PERSONE NORMALI

Se foste un rom, quella di Salvini non vi apparirebbe come la sortita delirante di un imbecille da ridicolizzare. Se foste un musulmano, o un africano, o comunque un uomo dalla pelle scura, il pacchetto sicurezza non lo prendereste solo come l’ennesima sortita di un governo populista e conservatore, eccessiva ma tutto sommato veniale. Se foste un lavoratore che guadagna il pane per sé e per i suoi figli su un’impalcatura, l’annacquamento delle leggi sulla sicurezza nei luoghi di lavoro non lo dimentichereste il giorno dopo per occuparvi di altro. Se foste migrante, il rinvio verso la condanna a morte, la fame o la schiavitù, non provocherebbe solo il sussulto di un’indignazione passeggera. Se foste ebreo sul serio, un politico xenofobo, razzista e malvagio fino alla ferocia non vi sembrerebbe qualcuno da lusingare solo perché si dichiara amico di Israele. Se foste un politico che ritiene il proprio impegno un servizio ai cittadini, fareste un’opposizione senza quartiere ad un governo autoritario, xenofobo, razzista, vigliacco e malvagio. Se foste un uomo di sinistra, di qualsiasi sinistra, non vi balocchereste con questioni di lana caprina o d’orgogli identitari di natura narcisistica e vi dedichereste anima e corpo a combattere le ingiustizie. Se foste veri cristiani, rifiutereste di vedere rappresentati i valori della famiglia da notori puttanieri pluridivorziati ingozzati e corrotti dalla peggior ipocrisia. Se foste italiani decenti, rifiutereste di vedere il vostro bel paese avvitarsi intorno al priapismo mentale impotente di un omino ridicolo gasato da un ego ipertrofico. Se foste padri, madri, nonne e nonni che hanno cura per la vita dei loro figli e nipoti, non vendereste il loro futuro in cambio dei trenta denari di promesse virtuali. Se foste esseri umani degni di questo nome, avreste vergogna di tutto questo schifo.
Moni Ovadia

domenica 17 maggio 2009

PERICOLO PUBBLICO


DIRITTI INOPPORTUNI